Esami di Stato a.s. 2009-2010
Prof. Roberto Maurizio
La sessione degli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore, per l'anno scolastico 2009/2010, avrà inizio martedì 22 giugno 2010 alle ore 8.30 con lo svolgimento della prova di Italiano, mercoledì 23 sempre alle ore 8.30 sarà eseguita la seconda prova scritta e lunedì 28 la terza prova scritta con orario stabilito dalle commissioni (O.M. 74 del 4-8-2009). Tutte le notizie si trovano nel sito della Pubblica Istruzione nella sezione Il tuo esame di Stato che raccoglie tra l'altro la normativa per l'esame di Stato.
INDIRIZZO: TD00 - GIURIDICO ECONOMICO AZIENDALE
TITOLO DI STUDIO: DIPLOMA DI ISTRUZIONE SECONDARIA DI SECONDO GRADO AD INDIRIZZO TECNICO
RAGIONIERE E PERITO COMMERCIALE
PRIMA PROVA SCRITTA AFFIDATA AL COMMISSARIO ESTERNO:
1) ITALIANO
MATERIA OGGETTO DELLA II PROVA SCRITTA AFFIDATA AL COMMISSARIO INTERNO:
2) ECONOMIA AZIENDALE
ALTRE MATERIE AFFIDATE AI COMMISSARI ESTERNI:
3) MATEMATICA
4) DIRITTO
Legislazione di supporto per le commissioni
D.M. 99 del 16 dicembre 2009: Criteri per l’attribuzione della lode nei corsi di studio di istruzione secondaria superiore e tabelle di attribuzione del credito scolastico.
Conversione in Legge D.L. 134 -Novembre 09: Art.1-quinquies- Disposizioni esami preliminari.
O.M. 40 -Aprile 09: Istruzioni e modalità organizzative per lo svolgimento degli esami.
Legge 11 gennaio 07 n.1: Disposizioni in materia di esami di stato istruzione secondaria.
D.P.R. 23 luglio 1998, n. 323: Regolamento degli esami di Stato istruzione secondaria.
Legge 10 dicembre 97 n.425: Disposizioni per riforma esami Stato istruzione secondaria.
Diario d'Esame a.s. 2009-2010. La guida, passo per passo, al lavoro delle Commissioni.
L'elenco delle commissioni al completo nel nostro Istituto sarà disponibile appena pubblicato dal MIUR. Gli elenchi ufficiali dei commissari esterni verranno pubblicati nel motore di ricerca del MIUR.
Presentazione domanda e requisiti per la partecipazione e l’ammissione all’esame
Circolare N.85 del 15 ottobre 2009.
I candidati interni devono aver presentato la domanda di partecipazione agli esami di Stato entro il termine del 30 novembre 2009 alla segreteria della scuola. I candidati interni che cessino la frequenza delle lezioni, dopo il 31 gennaio 2010 e prima del 15 marzo 2010, e intendano partecipare agli esami di Stato, in qualità di candidati esterni, debbono presentare la domanda al Direttore Generale dell'Ufficio Scolastico Regionale della regione di residenza entro il 20 marzo 2010. I candidati esterni, che intendono presentare domanda di ammissione all'Esame di Stato presso la provincia di Como, devono inoltrare la domanda, corredata da idonea documentazione, all'Ufficio Scolastico Provinciale di Roma, ufficio Esami di Stato entro il 30/11/2009.
Il termine di presentazione della domanda al proprio dirigente scolastico da parte degli alunni frequentanti la penultima classe per abbreviazione per merito è il 31 gennaio 2010. Il termine ultimo di presentazione ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali di eventuali domande tardive, limitatamente a casi di gravi e documentati motivi è il 31 gennaio 2010.
L’esame di tali istanze è rimesso alla valutazione esclusiva dei competenti Direttori Generali.
- Sono ammessi agli esami di Stato gli alunni dell’ultima classe che, nello scrutinio finale, conseguono una votazione non inferiore a sei decimi in ciascuna disciplina o gruppo di discipline valutate con l’attribuzione di un unico voto secondo l’ordinamento vigente e un voto di comportamento non inferiore a sei decimi (art.6, comma 1, D.P.R. 22 giugno 2009,n.122). Appare, altresì, opportuno precisare che il voto di comportamento concorre alla determinazione dei crediti scolastici (articolo 4, comma 2, D.P.R. 22 giugno 2009,n.122 ).
Candidati esterni Art. 7 O.M. 40 dell’8-3-09, Art. 1 legge 1 dell’11-1-07 e D.L. 134-09
L'ammissione dei candidati esterni è subordinata al superamento di un esame preliminare (vedi Circolare ministeriale) inteso ad accertare, attraverso prove scritte, grafiche, scrittografiche, pratiche e orali, secondo quanto previsto dal piano di studi, la loro preparazione sulle materie dell'anno o degli anni per i quali non siano in possesso della promozione o dell'idoneità alla classe successiva, nonché su quelle previste dal piano di studi dell’ultimo anno. Il superamento dell’esame preliminare, anche in caso di mancato superamento dell’esame di Stato, vale come idoneità all’ultima classe. L’esame preliminare è sostenuto davanti al consiglio della classe dell’istituto, statale o paritario, collegata alla commissione alla quale il candidato è stato assegnato; il candidato è ammesso all’esame di Stato se consegue un punteggio minimo di sei decimi in ciascuna delle prove cui è sottoposto.
I candidati in possesso di altro titolo conseguito al termine di un corso di studi di istruzione secondaria superiore di durata almeno quadriennale, di cui all'art.3 comma 1, lettera d) e comma 2,lettera d) e quelli in possesso di promozione o idoneità all'ultima classe di altro corso di studio sostengono l'esame preliminare solo sulle materie e sulle parti di programma non coincidenti con quelle del corso già seguito, nonchè su quelle previste dal piano di studi dell’ultimo anno.
Criteri di ammissione in sede di scrutinio
Potranno sostenere l'esame gli studenti dell'ultimo anno che nello scrutinio finale abbiano riportato una valutazione positiva in tutte le discipline, ovvero gli alunni che conseguono la media del sei, e che abbiano comunque saldato, entro il 15 marzo dello stesso anno di riferimento, tutti i debiti formativi contratti negli anni scolastici precedenti.
Le prove scritte: istruzioni per l’uso
• Le prove scritte, la cui durata è indicata dal ministero in calce al foglio delle prove, si svolge in tre giorni diversi. Nei licei artistici ed istituti d'arte la seconda prova ¬ un progetto ¬ può svolgersi in più giorni, con il conseguente rinvio della terza prova.
• Attenti ai ritardi: essere puntuali all'appello è già una prova di "maturità". Se però la sveglia non dovesse suonare in tempo, i commissari sono autorizzati a telefonare a casa del dormiglione di turno per verificare i motivi dell'assenza. Infatti la commissione può ammettere i candidati alle prove suppletive, che si svolgono in genere due settimane dopo, solo in caso di assenza per malattia o per gravi motivi.
• In nessun caso, comunque, è permesso l'ingresso in aula dopo l'apertura delle buste e l'inizio della prova.
• Ricordate inoltre di portare con voi un documento d'identità valido.
• L'argomento della prova è stato di vostro gradimento e vi siete dilungati. Che fare?
• Non usate mai fogli che non siano quelli distribuiti dalla commissione, con il bollo della scuola e la sigla del presidente o di un suo delegato.
• Si possono chiedere fogli a volontà: l'importante è ricordarsi di restituirli tutti, usati o meno.
• Il plagio è punito dalla commissione con l'annullamento della prova. Evitate di consegnare un compito identico in tutto o in parte a quello di qualche altro candidato. Lo stesso succederebbe nel caso si fosse beccati a conversare al telefonino. Evitate anche questo.
• Non si tratta comunque di un lager: potrete uscire per soddisfare i vostri bisogni fisiologici, se riuscirete a resistere per le prime tre ore. Il candidato che lascia l'aula, uno solo per volta, deve depositare sul tavolo della commissione il proprio elaborato. L'orario d'uscita e di ritorno in aula sarà annotato da uno dei commissari.
• Anche nel caso che riteniate di aver completato la prova, non potrete allontanarvi prima del solito termine delle tre ore.
Un consiglio: rilassatevi e prendetevela comoda utilizzando tutto il tempo a vostra disposizione; date il tempo alle vostre idee di maturare con tranquillità e, se ne avete il tempo, concedetevi ogni oretta almeno cinque minuti di relax mentale; distraetevi ogni tanto pensando ad altro, respirate profondamente rilassando anche i muscoli del corpo. L'ossigeno affluirà meglio al cervello e la concentrazione dopo riprenderà con più intensità di prima
La prima prova scritta
La prima prova scritta è intesa ad accertare la padronanza della lingua italiana o della lingua nella quale si svolge l'insegnamento, nonché le capacità espressive, logico-linguistiche e critiche del candidato, consentendo la libera espressione della personale creatività.
Il candidato deve realizzare, a propria scelta, uno dei seguenti tipi di elaborati proposti dal Ministero della pubblica istruzione:
a) analisi e commento, anche arricchito da note personali, di un testo letterario o non letterario, in prosa o in poesia, corredato da indicazioni che orientino nella comprensione, nella interpretazione di insieme del passo e nella sua contestualizzazione;
b) sviluppo di un argomento scelto dal candidato tra quelli proposti all'interno di grandi ambiti di riferimento storico-politico, socio-economico, artistico-letterario, tecnico-scientifico. L'argomento può essere svolto in una forma scelta dal candidato tra i modelli di scrittura del saggio breve e dell'articolo di giornale;
c) sviluppo di un argomento di carattere storico, coerente con i programmi svolti nell'ultimo anno di corso;
d) trattazione di un tema su un argomento di ordine generale, attinto al corrente dibattito culturale, per il quale possono essere fornite indicazioni di svolgimento.
La seconda prova scritta
La seconda prova, Economia aziendale, è, generalmente, composta da due parti: la prima descrittiva in cui il candidato deve trattare di un argomento specifico, la seconda contabile, di solito il bilancio d’esercizio di un’impresa industriale o di un’impresa bancaria. Dura 6 ore.
La terza prova scritta
La terza prova scritta negli esami di Stato conclusivi dei corsi di studio di istruzione secondaria superiore, a carattere pluridisciplinare, è intesa ad accertare le conoscenze, competenze e capacità acquisite dal candidato, nonché le capacità di utilizzare e integrare conoscenze e competenze relative alle materie dell'ultimo anno di corso, anche ai fini di una produzione scritta, grafica o pratica. La prova è costruita dalla commissione d'esame che può scegliere tra le seguenti tipologie:
A. trattazione sintetica di argomenti
B. quesiti a risposta singola
C. quesiti a risposta multipla
D. problemi a soluzione rapida
Il colloquio
Il colloquio è il vero momento pluridisciplinare dell'esame: riguarda tutte o gran parte delle materie dell'ultimo anno e rende l'esaminato parte attiva della discussione.
Il colloquio si svolge in tre fasi:
1. presentazione da parte del candidato del suo progetto o della sua ricerca impostata preferibilmente sotto forma di tesina o di mappa concettuale;
2. discussione su argomenti proposti dalla commissione;
3. discussione critica degli elaborati relativi alle prove scritte.
Il colloquio si pone dunque essenzialmente come prova aperta, tesa a mettere in evidenza le conoscenze e competenze dello studente, ma soprattutto le sue capacità di stabilire relazioni tra i diversi avvenimenti culturali e la metodologia acquisita nell'impostare una ricerca.
Nei giorni immediatamente precedenti al colloquio i candidati devono comunicare preventivamente l'argomento scelto e le linee guida del suo sviluppo.
Tempi e struttura del colloquio
Apertura
o Tempi: 15-20 minuti
o Oggetto: Il candidato discute con la commissione dell'argomento (mappa concettuale o tesina) proposto
o Struttura: La tecnica di presentazione è libera: può essere orale, scritta e orale, grafica, multimediale etc.
• Prosecuzione
o Tempi: 20-30 minuti
o Oggetto: La commissione propone domande pluridisciplinari o su una singola disciplina sul programma dell'ultimo anno
o Struttura: Le domande possono essere libere, orientate sugli argomenti della tesina, o pertinenti ad un testo o un documento proposto dalla commissione
• Conclusione
o Tempi: 10-15 minuti
o Oggetto: Discussione sugli elaborati delle prove scritte
o Struttura: Questa fase potrebbe anche seguire quella di apertura, ma in genere chiude il colloquio, come momento di distensione. La discussione delle prove scritte non può in alcun modo modificarne il risultato, ma può incidere positivamente sul colloquio.
• Votazione
o Tempi: 5-6 minuti
o Oggetto: A conclusione del colloquio la commissione si riunisce per stabilire la votazione
o Struttura: Il voto non viene reso subito noto ai candidati, ma alla fine di tutte le prove.
Esempi di mappe concettuali
La mappa concettuale costituisce sicuramente la spina dorsale del nuovo colloquio pluridisciplinare e serve ad evidenziare anche dal punto di vista grafico:
• le conoscenze e competenze acquisite dallo studente nelle diverse discipline
• la capacità di analisi dello studente nell'approfondimento critico dei singoli argomenti
• la capacità di sintesi nello strutturare gli argomenti in un percorso unitario
• la capacità di mettere in relazione gli argomenti e le problematiche studiate, attraverso collegamenti efficaci e credibili.
Una mappa concettuale ideata e organizzata correttamente permette, al momento del colloquio, un'esposizione chiara e precisa del percorso critico da parte del candidato e una comprensione semplice e immediata dei collegamenti pluridisciplinari da parte della commissione.
Ma che cos'è e come si organizza una mappa concettuale?
Nel volume Il nuovo esame di Stato. Come affrontare la prova orale, Pier Marco Sole e Paolo Varvaro spiegano in modo semplice ed efficace in cosa consiste, come è strutturata e come si elabora una mappa concettuale. Il testo fornisce, inoltre, numerosi esempi di argomenti trasversali elaborati in base alle materie di studio dei diversi indirizzi scolastici e di mappe già organizzate in una dimensione pluridisciplinare. Dalla mappa concettuale scaturisce poi quella che viene definita comunemente la "tesina", che costituisce l'approfondimento delle tematiche indicate nella mappa e che può essere scritta per esteso in tutte le sue parti, sviluppata per iscritto solamente nelle linee generali, organizzata su supporto multimediale. Questo lavoro di progettazione e definizione degli obiettivi va preparato dagli studenti durante buona parte dell'anno, sotto la guida degli insegnanti. La tesina va consegnata alla commissione esaminatrice nei giorni precedenti al colloquio, entro il termine che sarà indicato dalla commissione stessa.
Tratto dal sito http://www.guidamaturita.it/avvisi/index.htm
Credito scolastico candidati interni
In sede di scrutinio finale si procederà all'assegnazione dei voti (utilizzando l'intera gamma decimale) e sarà calcolato il credito scolastico secondo la tabella che segue.
L'assegnazione del credito scolastico si avvia nei due anni precedenti all'ultimo.
Tabella A (D.M.99/09 e D.M 42/07 articolo 1, comma 2)
NOTA - la media si riferisce ai voti conseguiti in sede di scrutinio finale di ciascun anno scolastico. Al fini dell'ammissione alla classe successiva e dell'ammissione all’esame conclusivo del secondo ciclo di istruzione, nessun voto può essere inferiore a sei decimi in ciascuna disciplina o gruppo di discipline valutate con l'attribuzione di un unico voto secondo l'ordinamento vigente. Sempre ai fini dell'ammissione alla classe successiva e dell'ammissione all'esame conclusivo del secondo ciclo di istruzione, il voto di comportamento non può essere inferiore a sei decimi. Il voto di comportamento, concorre, nello stesso modo dei voti relativi a ciascuna disciplina o gruppo di discipline valutate con l'attribuzione di un unico voto secondo l'ordinamento vigente, alla determinazione della media dei voti conseguiti in sede di scrutinio finale di ciascun anno scolastico. Il credito scolastico, da attribuire nell'ambito delle bande di oscillazione indicate dalla tabella, va espresso in numero intero e deve tenere in considerazione, oltre la media dei voti, anche l'assiduità della frequenza scolastica, l'interesse e l'impegno nella partecipazione al dialogo educativo e alle attività complementari ed integrative ed eventuali crediti formativi. Il riconoscimento di eventuali crediti formativi non può in alcun modo comportare il cambiamento della banda di oscillazione corrispondente alla mediadei voti.
Per la terza classe degli istituti professionali la media èrappresentata dal voto conseguito agli esami di qualifica, espresso in decimi (ad esempio al voto di esami di qualifica di 65/centesimi corrisponde la media di 6,5).
Al termine dello scrutinio finale si procede anche alla compilazione delle schede personali di ogni studente, dove vengono indicati il percorso formativo seguito, le mete raggiunte, i risultati, il credito assegnato e le relative motivazioni.
Ogni studente potrà, al termine dello scrutinio, conoscere il punteggio relativo al proprio credito scolastico, che dovrà essere inoltre reso pubblico da ogni scuola.
Credito scolastico candidati esterni
Tabella B -Esami idoneità -(D.M.99/09)
NOTA - la media si riferisce ai voti conseguiti agli esami di idoneità (nessun voto può essere inferiore a sei decimi). Il punteggio, da attribuire nell'ambito delle bande di oscillazione indicate nella presente tabella, va moltiplicato per 2 in caso di esami di idoneità relativi a 2 anni di corso in un unica sessione. Esso va espresso in numero intero. Per quanto concerne l'ultimo anno il punteggio è attribuito nella misura ottenuta per il penultimo anno.
Tabella C - prove preliminari - (D.M.99/09)
media voti prove preliminari Credito scolastico
6 punti 3
6,1-7 punti 4-5
7,1-8 punti 5-6
8,1-9 punti 6-7
9,1-10 punti 7-8
NOTA - la media si riferisce ai voti conseguiti nelle prove preliminari. Il punteggio, da attribuire nell'ambito delle bande di oscillazione indicate nella presente tabella, va moltiplicato per 2 o per 3 in caso di prove preliminari relative, rispettivamente, a 2 o a 3 anni di corso. Esso va espresso in numero intero.
La valutazione
La valutazione finale è data dalla somma dei punteggi che ciascun candidato ha riportato nel credito scolastico, nelle tre prove scritte e nel colloquio.
Il punteggio è in centesimi. La soglia di sufficienza è di 60 punti.
Il punteggio è così articolato:
un massimo di 25 punti per il credito scolastico
un massimo di 45 punti per le tre prove scritte
un massimo di 30 punti per la prova orale
La commissione dispone fino a 5 punti di "bonus" per premiare esami particolarmente brillanti purchè il candidato abbia almeno 15 punti di credito e 70 punti nelle prove d'esame. E' consentita l'attribuzione della lode ai candidati che all'esame finale avranno conseguito il punteggio massimo di 100 punti senza fruire del bonus integrativo dei 5 punti.
Gli studenti che hanno raggiunto risultati di eccellenza (100 e lode) saranno inseriti nell'Albo nazionale, che sarà pubblicato sul sito del Ministero per essere utilizzato dalle università, dalle istituzioni di Alta cultura, dalle comunità scientifiche ed accademiche e dalle imprese interessate. Nell'Albo saranno inclusi anche gli studenti vincitori di competizioni scolastiche di livello particolarmente elevato quali le Olimpiadi nelle varie discipline scolastiche, concorsi in lingua latina (certamina) e competizioni nazionali. Agli studenti che conseguono 100 e lode agli esami di Stato verranno inoltre assegnati buoni da utilizzare per l'acquisto di libri e altri sussidi scolastici, testi universitari e riviste scientifiche.
La forza del nostro passato al servizio del tuo futuro - Roma, via del Pettirosso, 1-3 tel. 06265355
giovedì 4 febbraio 2010
lunedì 1 febbraio 2010
Biodiversità. Anno internazionale Onu
2010. Anno Internazionale della Biodiversità
di Roberto Maurizio
di Roberto Maurizio

Diversità biologica

Il 2010 è stato proclamato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) “Anno Internazionale della Biodiversità” (International Year of Biodiversity). Una celebrazione della vita sulla terra e del valore della diversità biologica per le nostre vite. La Biodiversità è un patrimonio universale dell’umanità per questo conservarla dev’essere una priorità. L’Uomo e le sue attività hanno alterato profondamente gli equilibri naturali, causando una pesante perdita di Biodiversità. In tutto il mondo saranno organizzati eventi, incontri e manifestazioni per sensibilizzare i decisori politici e l’opinione pubblica sull’impoverimento della biodiversità. Tutti sono invitati ad impegnarsi durante l’anno per salvaguardare e proteggere la diversità della vita sulla terra. L’Anno Internazionale della Biodiversità è stato lanciato ufficialmente l’11 gennaio 2010 a Berlino. Il 22 maggio 2010 è in programma la Giornata Internazionale per la Diversità Biologica. Tutte le iniziative culmineranno nella 10a Conferenza delle parti della CBD (Convenzione sulla Diversità Biologica), un trattato internazionale adottato nel 1992 per arginare la perdita di Biodiversità. Il summit è in programma ad Ottobre 2010 a Nagoya, in Giappone, dove i rappresentanti dei governi faranno il bilancio dei risultati raggiunti finora e cercheranno di darsi nuovi e più stringenti obiettivi per fermare l’estinzione delle specie.
Convenzione sulla Diversità Biologica e Obiettivi del Millennio

Cos’è la Biodiversità

Con Biodiversità (o diversità biologica o biovarietà) si indica l’immensa varietà di specie viventi presenti sulla Terra. Una varietà incredibile di organismi ed ecosistemi tutti legati l’uno all’altro, frutto di miliardi di anni di evoluzione e in grado di garantire la sopravvivenza della vita sulla Terra.Anche noi facciamo parte della Biodiversità e grazie ad essa la Natura è in grado di fornirci cibo, acqua, energia e risorse per la nostra vita. La Diversità Biologica significa la variabilità di tutti gli organismi viventi in tutti gli ambienti e la variabilità dei sistemi ecologici (o ecosistemi) di cui gli organismi fanno parte. Vi è quindi una diversità genetica, una diversità di specie ed una diversità di ecosistemi. Diversità genetica: data dalla variabilità genetica sia a livello di individui appartenenti ad una stessa popolazione che tra popolazioni appartenenti ad una stessa specie. Diversità di specie: data dalla varietà delle specie presenti in un determinato habitat. Diversità ecosistemica: data sia dalle grandi differenze tra i diversi tipi di ecosistemi, sia dalla varietà degli habitat naturali e delle comunità che interagiscono fra loro all’interno di uno stesso ecosistema.
Vandana Shiva e le razze umane nella biodiversità
Secondo, questo “autore”, la Biodiversità, cioè la diversità dei suoli, del clima e delle piante, ha contribuito alla diversità delle culture alimentari nel mondo. I sistemi alimentari basati sul mais dell'America centrale, quelli asiatici basati sul riso, la dieta etiope a base di telf, l'alimentazione basata sul miglio dell'Africa non sono una questione agricola ma elementi centrali della diversità culturale. Sicurezza alimentare non significa solo accesso a una quantità sufficiente di cibo ma accesso ad alimenti culturalmente appropriati. Non abbiamo bisogno, secondo Shiva, dell'ingegneria genetica per ottenere raccolti ricchi di nutrienti: l'amaranto ha nove volte più calcio del grano e 10 volte più calcio del riso. Il suo contenuto di ferro è quattro volte quello del riso, e ha due volte in più di proteine. Il miglio finger fornisce 35 volte più calcio del riso, due volte più di ferro e cinque volte più di minerali. Il miglio barnyard contiene nove volte più minerali del riso. Prodotti nutrienti e rispettosi delle risorse come i diversi tipi di miglio e di legumi sono la strada più sicura verso la sicurezza alimentare. La biodiversità ha già le risposte ai problemi per risolvere i quali ci viene proposta l'ingegneria genetica. Spostarsi dalla monocoltura della mente alla biodiversità, dal paradigma dell'ingegneria a quello dell'ecologia, può aiutarci a conservare la biodiversità, rispondere ai nostri bisogni di alimenti e di nutrimento, evitare i rischi dell'inquinamento genetico. Conservare la biodiversità è impossibile, sempre secondo Shiva, finché essa non sia assunta come la logica stessa della produzione. Il «miglioramento» – dal punto di vista dell'impresa o da quello dell'agricoltura occidentale o della ricerca forestale – è spesso una perdita per il Terzo mondo, specie per i poveri. Non è, infatti, inevitabile che la produzione si contrapponga alla diversità: l'uniformità, come modello produttivo, è inevitabile solo nel contesto del controllo e del profitto.
Secondo, questo “autore”, la Biodiversità, cioè la diversità dei suoli, del clima e delle piante, ha contribuito alla diversità delle culture alimentari nel mondo. I sistemi alimentari basati sul mais dell'America centrale, quelli asiatici basati sul riso, la dieta etiope a base di telf, l'alimentazione basata sul miglio dell'Africa non sono una questione agricola ma elementi centrali della diversità culturale. Sicurezza alimentare non significa solo accesso a una quantità sufficiente di cibo ma accesso ad alimenti culturalmente appropriati. Non abbiamo bisogno, secondo Shiva, dell'ingegneria genetica per ottenere raccolti ricchi di nutrienti: l'amaranto ha nove volte più calcio del grano e 10 volte più calcio del riso. Il suo contenuto di ferro è quattro volte quello del riso, e ha due volte in più di proteine. Il miglio finger fornisce 35 volte più calcio del riso, due volte più di ferro e cinque volte più di minerali. Il miglio barnyard contiene nove volte più minerali del riso. Prodotti nutrienti e rispettosi delle risorse come i diversi tipi di miglio e di legumi sono la strada più sicura verso la sicurezza alimentare. La biodiversità ha già le risposte ai problemi per risolvere i quali ci viene proposta l'ingegneria genetica. Spostarsi dalla monocoltura della mente alla biodiversità, dal paradigma dell'ingegneria a quello dell'ecologia, può aiutarci a conservare la biodiversità, rispondere ai nostri bisogni di alimenti e di nutrimento, evitare i rischi dell'inquinamento genetico. Conservare la biodiversità è impossibile, sempre secondo Shiva, finché essa non sia assunta come la logica stessa della produzione. Il «miglioramento» – dal punto di vista dell'impresa o da quello dell'agricoltura occidentale o della ricerca forestale – è spesso una perdita per il Terzo mondo, specie per i poveri. Non è, infatti, inevitabile che la produzione si contrapponga alla diversità: l'uniformità, come modello produttivo, è inevitabile solo nel contesto del controllo e del profitto.
Razze Umane: classificare la gente o comprendere la biodiversità?
Angela Montanari (ordinario di Statistica, Facoltà di Scienze Statistiche Università di Bologna) si è posta il quesito se esistono le razze nella popolazione umana? Nessuno ha mai (almeno esplicitamente), osato metterlo in dubbio prima del 1962 quando F.B. Livingstone ha pubblicato su Current Anthropology un articolo dal titolo “On the nonexistence of human races”. Certo è che quello dell’esistenza della razze umane rappresenta un problema spinoso e che il concetto di razza è in qualche modo elusivo. Sconcerta, infatti, tra coloro che dell’esistenza delle razze sono (o erano) convinti, la totale mancanza di accordo sul loro numero e sui confini che le separano, quasi a significare che i criteri proposti dai vari autori a sostegno delle loro tesi sono così labili e aleatori da non garantire neppure un minimo di omogeneità nella determinazione di entità che si pretende essere gruppi biologici naturali. I moderni studi genetici condotti su vasta scala sembrano ulteriormente incrinare l’ipotesi di una specie umana multirazziale a causa della incapacità, che da essi emerge, di associare a presunte etichette razziali insiemi di individui geneticamente distinti. L’idea alla base di questi studi presuppone da un lato la possibilità di misurare la variabilità genetica nella specie umana, dall’altro l’impossibilità di attribuire, in modo univoco, un individuo ad una razza sulla base del suo genotipo. Nell’uno e nell’altro caso la risposta non può prescindere dal ricorso alla logica e al metodo statistico che trova nell’esistenza della variabilità la sua ragion d’essere e nella misura e interpretazione delle differenze una delle sue massime espressioni. Gli studi, che combinano genetica e statistica, hanno mostrato l’esistenza di una struttura geografica nella variabilità del genoma umano, ma non sono stati in grado di provare l’esistenza di confini genetici definiti fra gruppi umani, evidenziando invece un gradiente nella distribuzione delle frequenze alleliche su gran parte del pianeta che sembra identificare nel flusso genico, e non nell’isolamento, la principale forza evolutiva che genera la variabilità nel genoma umano. Anche su questo tema Darwin aveva precorso i tempi, quando iniziando il capitolo sulle razze umane, nel suo volume The descent of man, le definiva innanzitutto "cosiddette razze", o quando indicava come non coerente con l’idea stessa di evoluzione la tesi dell’esistenza di specie umane distinte.
Una folla di organismi
La Terra è popolata da un'incredibile quantità di esseri viventi diversi. Il termine che viene utilizzato per definire questa “folla” di organismi, che abitano ogni angolo del pianeta e che si sono adattati anche agli ambienti più estremi, è biodiversità o diversità biologica.
La biodiversità misura la varietà di specie animali e vegetali nella biosfera ed è il risultato di lunghi processi evolutivi. Gli elementi che costituiscono la biodiversità possono essere ricondotti a tre diversi livelli:
1. livello genetico
2. livello di specie
3. livello di ecosistema
Angela Montanari (ordinario di Statistica, Facoltà di Scienze Statistiche Università di Bologna) si è posta il quesito se esistono le razze nella popolazione umana? Nessuno ha mai (almeno esplicitamente), osato metterlo in dubbio prima del 1962 quando F.B. Livingstone ha pubblicato su Current Anthropology un articolo dal titolo “On the nonexistence of human races”. Certo è che quello dell’esistenza della razze umane rappresenta un problema spinoso e che il concetto di razza è in qualche modo elusivo. Sconcerta, infatti, tra coloro che dell’esistenza delle razze sono (o erano) convinti, la totale mancanza di accordo sul loro numero e sui confini che le separano, quasi a significare che i criteri proposti dai vari autori a sostegno delle loro tesi sono così labili e aleatori da non garantire neppure un minimo di omogeneità nella determinazione di entità che si pretende essere gruppi biologici naturali. I moderni studi genetici condotti su vasta scala sembrano ulteriormente incrinare l’ipotesi di una specie umana multirazziale a causa della incapacità, che da essi emerge, di associare a presunte etichette razziali insiemi di individui geneticamente distinti. L’idea alla base di questi studi presuppone da un lato la possibilità di misurare la variabilità genetica nella specie umana, dall’altro l’impossibilità di attribuire, in modo univoco, un individuo ad una razza sulla base del suo genotipo. Nell’uno e nell’altro caso la risposta non può prescindere dal ricorso alla logica e al metodo statistico che trova nell’esistenza della variabilità la sua ragion d’essere e nella misura e interpretazione delle differenze una delle sue massime espressioni. Gli studi, che combinano genetica e statistica, hanno mostrato l’esistenza di una struttura geografica nella variabilità del genoma umano, ma non sono stati in grado di provare l’esistenza di confini genetici definiti fra gruppi umani, evidenziando invece un gradiente nella distribuzione delle frequenze alleliche su gran parte del pianeta che sembra identificare nel flusso genico, e non nell’isolamento, la principale forza evolutiva che genera la variabilità nel genoma umano. Anche su questo tema Darwin aveva precorso i tempi, quando iniziando il capitolo sulle razze umane, nel suo volume The descent of man, le definiva innanzitutto "cosiddette razze", o quando indicava come non coerente con l’idea stessa di evoluzione la tesi dell’esistenza di specie umane distinte.
Una folla di organismi
La Terra è popolata da un'incredibile quantità di esseri viventi diversi. Il termine che viene utilizzato per definire questa “folla” di organismi, che abitano ogni angolo del pianeta e che si sono adattati anche agli ambienti più estremi, è biodiversità o diversità biologica.
La biodiversità misura la varietà di specie animali e vegetali nella biosfera ed è il risultato di lunghi processi evolutivi. Gli elementi che costituiscono la biodiversità possono essere ricondotti a tre diversi livelli:
1. livello genetico
2. livello di specie
3. livello di ecosistema
Biodiversità genetica
La diversità genetica si riferisce alle differenze del patrimonio genetico all’interno di una specie. Le caratteristiche morfologiche, cioè le caratteristiche visibili degli organismi viventi, come ad esempio il colore degli occhi e del pelo nei gatti, sono esempi di varietà a livello di geni all'interno di ogni singola specie.
Biodiversità di specie
Quando si parla però di biodiversità, ci si riferisce generalmente alla biodiversità di specie, cioè alla diversità delle diverse specie in un determinato ambiente, dove per specie si intende un gruppo di organismi che si possono incrociare tra di loro dando una prole feconda.
La biodiversità di specie può essere misurata attraverso il numero di specie in una data area (ricchezza di specie), il numero di individui di ogni specie in un luogo (abbondanza di una specie) e attraverso il rapporto evolutivo tra specie diverse (diversità tassonomica). Ad esempio, un uomo e uno scimpanzé hanno in comune il 98% dei geni, ma come tutti noi ben sappiamo, hanno caratteristiche che li rendono ben distinguibili l'uno dall'altro. Alcune zone del pianeta hanno una ricchezza di specie maggiore di altre: all’equatore, ad esempio, c’è il più alto numero di specie, che decresce andando verso i poli. Nell’oceano si trovano tante specie diverse in prossimità delle coste più che negli abissi.
Biodiversità di ecosistemi
La varietà di ambienti in una determinata area naturale è l'espressione della biodiversità a livello di ecosistemi, ossia considera le differenze che ci sono, ad esempio, tra una foresta temperata del Sud America e una foresta di mangrovie all’equatore.
A cosa serve la biodiversità?
Ogni specie ha una funzione particolare all'interno di un ecosistema. Alcune specie possono catturare energia sotto varie forme: ad esempio possono produrre materiale organico, contribuire al sistema nutritivo dell'ecosistema, controllare l'erosione del suolo, proteggere dall'inquinamento atmosferico e regolare il clima. Gli ecosistemi contribuiscono al miglioramento della produzione di risorse, come ad esempio, la fertilità dei suoli, l'impollinazione delle piante e la decomposizione di vegetali e animali. Forniscono anche veri e propri servizi come: la purificazione dell'aria e dell'acqua, la moderazione del clima e il controllo della pioggia o della siccità e di altri disastri ambientali. Ovviamente tutte queste importanti funzioni sono fondamentali per la sopravvivenza umana. Più un ecosistema è vario, cioè con maggior biodiversità, più è resistente agli stress ambientali. La perdita anche solo di una specie, spesso, può provocare una diminuzione nella capacità del sistema di mantenersi in caso di degrado. La biodiversità è come un grande serbatoio da cui l’uomo può attingere per ricavare cibo, prodotti farmaceutici e addirittura cosmetici. Questo aiuta a capire meglio l'importanza della conservazione della biodiversità, soprattutto per quanto riguarda l'agrobiodiversità, cioè la diversità delle produzioni agricole. Questa rappresenta una quantità innumerevole di piante che servono a nutrire e curare gli esseri umani. La si trova nell'immensa varietà di colture e specie animali con caratteristiche nutrizionali specifiche, in razze di bestiame che si sono adattate ad ambienti ostili, negli insetti impollinatori e nei microrganismi che rigenerano il suolo agricolo.
La biodiversità è “l'assicurazione” sulla vita del nostro pianeta e quindi si deve conservare ad ogni costo, perché costituisce un patrimonio universale che può offrire vantaggi immediati all'uomo. L'importanza economica della biodiversità per l'uomo si può riassumere in questi punti: la biodiversità offre cibo: raccolti, selvicoltura, bestiame e pesce; la biodiversità ha un'importanza fondamentale per la medicina. Tantissime specie di piante sono utilizzate per scopi medicinali sin da antichissimi tempi. Un esempio è il chinino, estratto dell'albero della china (Cinchona calisaya e C. officinalis) che viene impiegato per la lotta contro la malaria. Inoltre, alcuni studiosi ritengono che il 70% delle medicine anti-cancro provenga da piante della foresta tropicale. Sembra che su 250.000 specie di piante conosciute, solo 5.000 siano state studiate per le possibili applicazioni mediche; la biodiversità ha un notevole ruolo anche nell'industria per la produzione di fibre tessili, legno per costruzioni e produzione di energia. Molti prodotti industriali si ottengono grazie alla biodiversità: lubrificanti, profumi, carta, cere, gomme, tutti derivati da piante; ma anche prodotti di origine animale come lana, seta, cuoio, pelli, ecc. La biodiversità è fonte di ricchezza anche nel settore turistico e delle attività ricreative: la natura selvatica e la presenza di animali, infatti, attira ogni anno migliaia di turisti da tutto il mondo.
Ogni specie ha una funzione particolare all'interno di un ecosistema. Alcune specie possono catturare energia sotto varie forme: ad esempio possono produrre materiale organico, contribuire al sistema nutritivo dell'ecosistema, controllare l'erosione del suolo, proteggere dall'inquinamento atmosferico e regolare il clima. Gli ecosistemi contribuiscono al miglioramento della produzione di risorse, come ad esempio, la fertilità dei suoli, l'impollinazione delle piante e la decomposizione di vegetali e animali. Forniscono anche veri e propri servizi come: la purificazione dell'aria e dell'acqua, la moderazione del clima e il controllo della pioggia o della siccità e di altri disastri ambientali. Ovviamente tutte queste importanti funzioni sono fondamentali per la sopravvivenza umana. Più un ecosistema è vario, cioè con maggior biodiversità, più è resistente agli stress ambientali. La perdita anche solo di una specie, spesso, può provocare una diminuzione nella capacità del sistema di mantenersi in caso di degrado. La biodiversità è come un grande serbatoio da cui l’uomo può attingere per ricavare cibo, prodotti farmaceutici e addirittura cosmetici. Questo aiuta a capire meglio l'importanza della conservazione della biodiversità, soprattutto per quanto riguarda l'agrobiodiversità, cioè la diversità delle produzioni agricole. Questa rappresenta una quantità innumerevole di piante che servono a nutrire e curare gli esseri umani. La si trova nell'immensa varietà di colture e specie animali con caratteristiche nutrizionali specifiche, in razze di bestiame che si sono adattate ad ambienti ostili, negli insetti impollinatori e nei microrganismi che rigenerano il suolo agricolo.
La biodiversità è “l'assicurazione” sulla vita del nostro pianeta e quindi si deve conservare ad ogni costo, perché costituisce un patrimonio universale che può offrire vantaggi immediati all'uomo. L'importanza economica della biodiversità per l'uomo si può riassumere in questi punti: la biodiversità offre cibo: raccolti, selvicoltura, bestiame e pesce; la biodiversità ha un'importanza fondamentale per la medicina. Tantissime specie di piante sono utilizzate per scopi medicinali sin da antichissimi tempi. Un esempio è il chinino, estratto dell'albero della china (Cinchona calisaya e C. officinalis) che viene impiegato per la lotta contro la malaria. Inoltre, alcuni studiosi ritengono che il 70% delle medicine anti-cancro provenga da piante della foresta tropicale. Sembra che su 250.000 specie di piante conosciute, solo 5.000 siano state studiate per le possibili applicazioni mediche; la biodiversità ha un notevole ruolo anche nell'industria per la produzione di fibre tessili, legno per costruzioni e produzione di energia. Molti prodotti industriali si ottengono grazie alla biodiversità: lubrificanti, profumi, carta, cere, gomme, tutti derivati da piante; ma anche prodotti di origine animale come lana, seta, cuoio, pelli, ecc. La biodiversità è fonte di ricchezza anche nel settore turistico e delle attività ricreative: la natura selvatica e la presenza di animali, infatti, attira ogni anno migliaia di turisti da tutto il mondo.
Perché perdiamo la biodiversità?
La causa principale della perdita di biodiversità è da attribuire all'influenza dell'uomo sull'ecosistema terrestre a livello globale. L'uomo, infatti, ha alterato profondamente l'ambiente modificando il territorio, sfruttando le specie direttamente, ad esempio tramite la pesca e la caccia, cambiando i cicli biogeochimici e trasferendo specie da uno luogo all'altro del pianeta. Le minacce alla biodiversità si possono riassumere in questi principali punti: 1. Alterazione e perdita degli habitat: la trasformazione delle aree naturali determina non solo la perdita delle specie vegetali, ma anche la riduzione delle specie animali ad esse associate. 2. Introduzione di specie esotiche e di organismi geneticamente modificati: specie originarie di una data area, introdotte in nuovi ambienti naturali, possono portare a diversi scompensi nell'equilibrio ecologico. 3. Inquinamento: l'attività umana influisce sull’ambiente naturale producendo effetti negativi diretti o indiretti che alterano i flussi energetici, la costituzione chimico-fisica dell'ambiente e l'abbondanza delle specie (vedi anche “Acqua”, “Atmosfera” e “Suolo”). 4. Cambiamenti climatici: ad esempio, il riscaldamento della superficie terrestre incide sulla biodiversità perché mette a rischio tutte le specie adattate al freddo sia per latitudine - specie polari - sia per altitudine - specie montane (vedi il documento “Atmosfera”, paragrafo “I cambiamenti climatici”. 5. Sovrasfruttamento delle risorse: quando l’attività di cattura e di raccolta (caccia, pesca, raccolti) di una risorsa naturale rinnovabile in una data area è eccessivamente intensa, la risorsa stessa rischia di esaurirsi, come, ad esempio, sta accadendo per sardine, aringhe, merluzzo, tonno e per molte altre specie che l’uomo cattura senza lasciare il tempo agli organismi di riprodursi (vedi anche “Cibo sostenibile”, “Pesca”).
La causa principale della perdita di biodiversità è da attribuire all'influenza dell'uomo sull'ecosistema terrestre a livello globale. L'uomo, infatti, ha alterato profondamente l'ambiente modificando il territorio, sfruttando le specie direttamente, ad esempio tramite la pesca e la caccia, cambiando i cicli biogeochimici e trasferendo specie da uno luogo all'altro del pianeta. Le minacce alla biodiversità si possono riassumere in questi principali punti: 1. Alterazione e perdita degli habitat: la trasformazione delle aree naturali determina non solo la perdita delle specie vegetali, ma anche la riduzione delle specie animali ad esse associate. 2. Introduzione di specie esotiche e di organismi geneticamente modificati: specie originarie di una data area, introdotte in nuovi ambienti naturali, possono portare a diversi scompensi nell'equilibrio ecologico. 3. Inquinamento: l'attività umana influisce sull’ambiente naturale producendo effetti negativi diretti o indiretti che alterano i flussi energetici, la costituzione chimico-fisica dell'ambiente e l'abbondanza delle specie (vedi anche “Acqua”, “Atmosfera” e “Suolo”). 4. Cambiamenti climatici: ad esempio, il riscaldamento della superficie terrestre incide sulla biodiversità perché mette a rischio tutte le specie adattate al freddo sia per latitudine - specie polari - sia per altitudine - specie montane (vedi il documento “Atmosfera”, paragrafo “I cambiamenti climatici”. 5. Sovrasfruttamento delle risorse: quando l’attività di cattura e di raccolta (caccia, pesca, raccolti) di una risorsa naturale rinnovabile in una data area è eccessivamente intensa, la risorsa stessa rischia di esaurirsi, come, ad esempio, sta accadendo per sardine, aringhe, merluzzo, tonno e per molte altre specie che l’uomo cattura senza lasciare il tempo agli organismi di riprodursi (vedi anche “Cibo sostenibile”, “Pesca”).
Habitat: un puzzle da ricomporre
Una delle principali minacce per la sopravvivenza delle specie è l'alterazione, la perdita e la frammentazione dei loro habitat. L'uomo, infatti, ha profondamente modificato il territorio a seguito della forte crescita demografica, dello sviluppo industriale, dell'espansione della rete dei trasporti e dell'industrializzazione dell'agricoltura e della pesca. Nell'ultimo secolo le modificazioni del territorio hanno riguardato soprattutto l'aumento di superfici per l'agricoltura e l'allevamento, la crescita delle aree urbane, lo sviluppo delle reti stradali e delle relative infrastrutture, la costruzione di impianti idroelettrici e delle opere idrauliche, lo sfruttamento dei giacimenti del sottosuolo e l’utilizzo per la pesca di imbarcazioni più potenti e reti più efficaci. A causa di queste modifiche, gli ambienti naturali vengono alterati, distrutti e suddivisi, causando la perdita e la divisione in piccole parti degli habitat. L'importanza della perdita di habitat è sicuramente intuitiva, mentre il concetto di “frammentazione” è un po' più difficile da comprendere. Per frammentazione di habitat si intende una divisione del territorio in diverse aree più piccole che possono rimanere in qualche misura connesse tra di loro o essere totalmente isolate. La conseguenza di questo porta alla suddivisione delle popolazioni distribuite in quella data area che risultano, quindi, meno consistenti di quella originaria. Le popolazioni diventano, per questo, più vulnerabili agli stress esterni, alle modificazioni climatiche, al disturbo antropico, ad epidemie e al deterioramento genetico dovuto agli incroci tra individui “imparentati”.
Una delle principali minacce per la sopravvivenza delle specie è l'alterazione, la perdita e la frammentazione dei loro habitat. L'uomo, infatti, ha profondamente modificato il territorio a seguito della forte crescita demografica, dello sviluppo industriale, dell'espansione della rete dei trasporti e dell'industrializzazione dell'agricoltura e della pesca. Nell'ultimo secolo le modificazioni del territorio hanno riguardato soprattutto l'aumento di superfici per l'agricoltura e l'allevamento, la crescita delle aree urbane, lo sviluppo delle reti stradali e delle relative infrastrutture, la costruzione di impianti idroelettrici e delle opere idrauliche, lo sfruttamento dei giacimenti del sottosuolo e l’utilizzo per la pesca di imbarcazioni più potenti e reti più efficaci. A causa di queste modifiche, gli ambienti naturali vengono alterati, distrutti e suddivisi, causando la perdita e la divisione in piccole parti degli habitat. L'importanza della perdita di habitat è sicuramente intuitiva, mentre il concetto di “frammentazione” è un po' più difficile da comprendere. Per frammentazione di habitat si intende una divisione del territorio in diverse aree più piccole che possono rimanere in qualche misura connesse tra di loro o essere totalmente isolate. La conseguenza di questo porta alla suddivisione delle popolazioni distribuite in quella data area che risultano, quindi, meno consistenti di quella originaria. Le popolazioni diventano, per questo, più vulnerabili agli stress esterni, alle modificazioni climatiche, al disturbo antropico, ad epidemie e al deterioramento genetico dovuto agli incroci tra individui “imparentati”.
Specie esotiche e Ogm
Spesso viene trascurato un fattore molto importante: l'introduzione di specie alloctone, cioè specie che sono originarie di altre aree geografiche e che, quindi, non si sono adattate, attraverso lunghi processi di selezione naturale, al nuovo ambiente in cui vengono inserite. E' stato calcolato che circa il 20% dei casi di estinzione di uccelli e mammiferi è da attribuirsi all'azione diretta di animali introdotti dall’uomo. Il motivo di questa estinzione può essere attribuito a diverse cause: alla competizione per le risorse limitate, alla predazione da parte della “nuova” specie, alla diffusione di nuove malattie e ai danni che le specie introdotte possono causare alla vegetazione naturale, alle coltivazioni e alla zootecnia. Un esempio del problema in Europa è dato dall'introduzione dello scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis) di importazione nordamericana, che sta sostituendo lo scoiattolo rosso europeo (Sciurus vulgaris). Un altro problema che causa la perdita di biodiversità è da attribuire all'introduzione nell'ambiente di organismi geneticamente modificati (OGM), detti anche transgenici. Un OGM è un organismo nel cui corredo cromosomico è stato inserito, grazie a tecniche di ingegneria genetica, un gene estraneo preso da un organismo di specie diversa. In questo modo si possono dare le caratteristiche desiderate al nuovo organismo: ad esempio alcuni vegetali possono diventare resistenti ad erbicidi o ad insetti nocivi, alcuni animali allevati sono più produttivi o più resistenti alle infezioni. Sulla potenziale dannosità degli OGM è in corso un acceso dibattito tra chi ritiene che i vantaggi per la medicina e per la società siano maggiori rispetto ai possibili effetti sull’ambiente e chi afferma che si sappia troppo poco per poterli utilizzare e che l'ambiente risentirà dell'inquinamento genetico di specie naturali con numerose conseguenze: la trasmissione involontaria di resistenza agli erbicidi in piante infestanti, l’evoluzione di parassiti più resistenti, l’aumento dell'uso di erbicidi, la scomparsa di specie di insetti e, di conseguenza, la perdita di biodiversità. Esempi di OGM si trovano in due particolari piante: il mais e la soia. Nel mais la resistenza agli insetti nocivi viene raggiunta inserendo il gene Bt del batterio Bacillus thuringiensis. Questo batterio, che vive nel terreno, produce una proteina che diventa tossica solo nell'intestino dell'insetto e ne determina la morte. La proteina non è tossica per l'uomo o per altri animali, infatti, prima dell'invenzione di queste sofisticate tecniche di ingegneria genetiche, veniva utilizzata come insetticida naturale, in particolare in Canada per proteggere le foreste dall'attacco degli insetti. Questa tecnologia consente nelle piante di mais di ridurre gli insetti dannosi e la contaminazione da parte di batteri, virus e funghi che possono produrre micotossine cancerogene. Questa stessa tecnica viene applicata alla soia per renderla resistente agli erbicidi, in particolare al glifosato e al glifosinato, erbicidi biodegradabili innocui per l'uomo e gli animali, ma capaci di uccidere tutte le piante. In questo modo si possono sterminare tutte la piante infestanti senza ulteriori trattamenti con prodotti altamente dannosi per l'uomo e l'ambiente.
Spesso viene trascurato un fattore molto importante: l'introduzione di specie alloctone, cioè specie che sono originarie di altre aree geografiche e che, quindi, non si sono adattate, attraverso lunghi processi di selezione naturale, al nuovo ambiente in cui vengono inserite. E' stato calcolato che circa il 20% dei casi di estinzione di uccelli e mammiferi è da attribuirsi all'azione diretta di animali introdotti dall’uomo. Il motivo di questa estinzione può essere attribuito a diverse cause: alla competizione per le risorse limitate, alla predazione da parte della “nuova” specie, alla diffusione di nuove malattie e ai danni che le specie introdotte possono causare alla vegetazione naturale, alle coltivazioni e alla zootecnia. Un esempio del problema in Europa è dato dall'introduzione dello scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis) di importazione nordamericana, che sta sostituendo lo scoiattolo rosso europeo (Sciurus vulgaris). Un altro problema che causa la perdita di biodiversità è da attribuire all'introduzione nell'ambiente di organismi geneticamente modificati (OGM), detti anche transgenici. Un OGM è un organismo nel cui corredo cromosomico è stato inserito, grazie a tecniche di ingegneria genetica, un gene estraneo preso da un organismo di specie diversa. In questo modo si possono dare le caratteristiche desiderate al nuovo organismo: ad esempio alcuni vegetali possono diventare resistenti ad erbicidi o ad insetti nocivi, alcuni animali allevati sono più produttivi o più resistenti alle infezioni. Sulla potenziale dannosità degli OGM è in corso un acceso dibattito tra chi ritiene che i vantaggi per la medicina e per la società siano maggiori rispetto ai possibili effetti sull’ambiente e chi afferma che si sappia troppo poco per poterli utilizzare e che l'ambiente risentirà dell'inquinamento genetico di specie naturali con numerose conseguenze: la trasmissione involontaria di resistenza agli erbicidi in piante infestanti, l’evoluzione di parassiti più resistenti, l’aumento dell'uso di erbicidi, la scomparsa di specie di insetti e, di conseguenza, la perdita di biodiversità. Esempi di OGM si trovano in due particolari piante: il mais e la soia. Nel mais la resistenza agli insetti nocivi viene raggiunta inserendo il gene Bt del batterio Bacillus thuringiensis. Questo batterio, che vive nel terreno, produce una proteina che diventa tossica solo nell'intestino dell'insetto e ne determina la morte. La proteina non è tossica per l'uomo o per altri animali, infatti, prima dell'invenzione di queste sofisticate tecniche di ingegneria genetiche, veniva utilizzata come insetticida naturale, in particolare in Canada per proteggere le foreste dall'attacco degli insetti. Questa tecnologia consente nelle piante di mais di ridurre gli insetti dannosi e la contaminazione da parte di batteri, virus e funghi che possono produrre micotossine cancerogene. Questa stessa tecnica viene applicata alla soia per renderla resistente agli erbicidi, in particolare al glifosato e al glifosinato, erbicidi biodegradabili innocui per l'uomo e gli animali, ma capaci di uccidere tutte le piante. In questo modo si possono sterminare tutte la piante infestanti senza ulteriori trattamenti con prodotti altamente dannosi per l'uomo e l'ambiente.
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